Gibellina è uno di quei comuni della valle del Belice interamente distrutti dal terremoto nel ’68. La sua ricostruzione, lentissima, non avvenne nello stesso sito dove sorgeva la vecchia città , ma una ventina di chilometri piùa valle, nei terreni posseduti dai tristemente noti fratelli Ignazio e Nino Salvo. Per la ricostruzione l’ex sindaco Ludovico Corrao chiamò a raccolta in un appello artisti contemporanei di chiara fama. Molti risposero facendo diventare la città un laboratorio di sperimentazione a cielo aperto, soltanto Albero Burri non volle partecipare alla riedificazione ma preferì creare nella vecchia Gibellina un’opera che è attualmente l’opera d’arte più estesa al mondo, il suo “Cretto” riveste le macerie della città cristallizzandola dentro un manto bianco. Attualmente la città appare deserta, il degrado inizia ad essere visibile in un paesaggio utopico e irreale dove non si incontrano mai nè bambini nè anziani seduti a godersi il sole, in piazze d’autore deserte.
Gibellina, is one of small towns in Belice valley entirely destroyed by the earthquake on 1968. The new city, Gibellina Nuova, was rebuilt about 20 kilometres away from the old one, in those lands belonging to the famous “mafia†brothers Ignazio and Nino salvo. Former mayor Ludovico Corrao, in order to rebuild the city according to new ideas of art and architecture, invited the greatest contemporary artists to participate to the reconstruction. Only Alberto Burri refused to participate, he chose instead to create where once was the old Gibellina the largest artwork in the world, he covered the the ruins with concrete, preserving the streetscape, Actually Gibellina seems a ghost town. Decay starts to appear within the utopic urban landscape where are not visible neither kids playing in the streets neither old people sitting under the sun in empty squares designed by famous architects.
The utopia of the ghost town of Gibellina – Images by Melania Messina