facce da EXPO

facce da EXPO

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Non sembra che ci siano ancora cifre definitive riguardo alle migliaia di persone che lavorano dentro l’Expo Universale di Milano. Ci sono gli addetti ai padiglioni, alle dirette dipendenze delle nazioni partecipanti, gli addetti alle pulizie, gli adetti alla sicurezza (qui i numeri sono più precisi: 1500 privati, 600 militari dell’esercito, per tacer di Polizia, Carabinieri, Finanzieri, Forestali e pure Guardie Carcerarie) e poi c’é una miriade di cuochi, baristi, camerieri, responsabili di pubbliche relazioni e quant’altro. Le grandi agenzie private del lavoro come Manpower hanno fatto la parte del leone, ma molti contratti sono stati siglati ad esposizione già iniziata, alcuni dignitosi, molti altri invece no, e sono già iniziati i primi scioperi, come i venti dipendenti del padiglione del Belgio, che hanno fatto fagotto e se ne sono tornati a casa. C’é poi il capitolo spinoso dei “volontari”, che ha suscitato non poche polemiche e la rivolta dei movimenti “No Expo” e l’altro capitolo, decisamente inquietante,  dei permessi misteriosamente negati per non meglio specificate “ragioni di Pubblica Sicurezza”. Malgrado tutto il colpo d’occhio, almeno superficialmente, è ampiamente positivo: migliaia di giovani di tutte le razze, tutti i colori, tutte le lingue che convivono pacificamente come forse in nessun altro luogo al mondo.

 
It does not seem that there are still final figures about the thousands of people working in the World Expo in Milan. There are those in the pavilions, reporting directly to the participating nations, the cleaning staff, the security professionals (here the numbers are more accurate: 1500 private, 600 soldiers of the army, not to speak about Police, Carabinieri, Financiers, Forest Guards and Prison Warders) and in addition a multitude of cooks, bartenders, waiters, managers of public relations and so on. Large private work agencies as Manpower did the lion’s share, but many contracts have been signed when the exposure had already begun, some decent, many others do not, and have already started the first strikes, as the twenty employees of the Belgian pavilion , who made bassoon and returned home.Then there is the thorny chapter of “volunteers”, which sparked some controversy and the revolt of the movement “No Expo” and the other chapter, very disturbing, of mysteriously denied permissions for unspecified “reasons of Public Security”. Despite everything the glance, at least superficially, is largely positive: thousands of young people of all races, all colors, all languages that coexist peacefully as perhaps nowhere else in the world.
 


facce da Expo – Images by Dino Fracchia